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Le punizioni corporali a scuola ritornano in USA? L’involuzione della società procede a ritmi vertiginosi 

Silvia Blezza Picherle – 6 settembre 2022

Veramente strabiliante la notizia che è circolata su tutti i giornali e molti siti web il 22 agosto scorso. Qualcosa che lascia perplessi ed esterrefatti.
        Che cosa si diceva?
A giugno, nella cittadina di Cassville (il distretto scolastico serve 1900 studenti), gli amministratori hanno informato le famiglie che “le punizioni corporali sono prese in considerazione solo quando tutti gli altri mezzi alternativi di disciplina avranno fallito”. Sembra che abbiano fatto firmare ai genitori presenti alla riunione anche un documento. Nel loro sito web si leggeva (forse non più dopo questa visibilità internazionale) che dovrebbero essere somministrate senza “possibilità di lesioni o danni fisici”, inoltre si specificava che “non è consentito colpire uno studente sulla testa o sul viso”.

 

Che tristezza! Che dolore!
Che regresso culturale ed educativo!
Che inadempienza delle Dichiarazione dei diritti internazionali dell’infanzia!

Spero proprio che la notizia si riveli falsa o errata, oppure che gli amministratori si siano ricreduti!!!!!

 

Nel 1977 la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva stabilito che le punizioni corporali erano possibili, dando però agli Stati il diritto di decidere autonomamente. Da allora molti le hanno vietate, ma 19 Stati americani lo consentirebbero ancora, legalmente parlando.
     Per fortuna che Richard Wexler, direttore esecutivo della National Coalition for Child Protection Reform ha sottolineato che “le scuole americane hanno abbandonato del tutto il programma”, ribadendo che «è una pratica assolutamente terribile […] Non punisce, ma traumatizza.[…].

          Ad un passato che avrebbe dovuto essere superato da tempo?

Questo modo di pensare

rivela l’incapacità degli adulti di educare i ragazzi rispettandoli nel contempo,

vanifica il pensiero dei pedagogisti e filosofi innovatori del passato che tanto hanno lottato per contrastare questo “metodo barbaro”;

ignora le idee pedagogiche rivoluzionarie, poi confluite nelle Dichiarazioni Internazionali, della scrittrice Ellen Key esposte nel volume pedagogico del 1900, Il secolo del fanciullo, tuttora attualissimo;  

ignora la grande “lezione” dell’Attivsimo Pedagogico, dalla quale nasce tutto il cambiamento educativo, che Adolphe ha presentato in un Documento (I 30 punti del BIEN) nel 1919

….. e potrei continuare ancora e ancora con altri esempi.

Sembra proprio che nella contemporaneità si voglia dimenticare tutta la grande lezione del passato. Invece il PASSATO DEVE RIMANERE SEMPRE CONTEMPORANEITA’ quando raggiunge TRAGUARDI IMPORTANTI che migliorano la vita dei bambini e dell’uomo, a prescindere dal periodo storico i cui sono stati scritti. Il “nuovo” non è sinonimo di “meglio” e di “bene”.

Invito a leggere il volume Il Novecento. Il secolo del bambino? (curatela Gecchele, Polenghi, Dal Toso, Junior, 2020) dove vengono messe in luce tutte le criticità educative di questo secolo e quante carenze permangano.

                                         E … per concludere…

                        

Ascoltiamo le sagge ed illuminanti parole di Astrid Lindgren sulla violenza all’infanzia.

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